Hai mai provato il desiderio di tornare indietro dopo aver preso una decisione? Può accadere dopo aver acquistato un oggetto, accettato un’offerta di lavoro, scelto la scuola; talvolta anche dopo aver compiuto la dibattutissima ‘scelta del partner‘.
Oggi la reversibilità delle scelte – soprattutto quando implicano un’assunzione di responsabilità – pare essere un bisogno diffuso. La precarietà e l’imprevedibilità dei contesti attuali espone tutti noi alla tentazione di procedere per prove ed errori, salvo poi ritrovarsi nel vicolo cieco di situazioni da cui è molto difficile uscire o dalle quali l’uscita è impossibile (una su tutte: diventare genitore).
Ci sono due modi di scegliere rischiando di sbagliare: farlo in modo completamente razionale e ‘freddo’, evitando di tenere conto degli stati d’animo o al contrario farlo in modo totalmente emotivo, senza considerare i dati di realtà (i famosi pro e contro).
Esempio del primo caso: iscrivo mio figlio alla scuola/ liceo X perché si acquisisce una preparazione ampia e del resto mio figlio è bravo in matematica (trascurando il fatto che il ragazzo ama soprattutto fare sport all’aperto e che il liceo richiede tante ore da dedicare allo studio chiusi in casa). Decisione presa solo in base agli aspetti cognitivi.
Esempio del secondo caso: alla scuola X vanno tutti gli amici di mio figlio e a lui dispiace lasciarli (ma non si sa nulla sulle capacità, gli interessi e gli obiettivi del ragazzo). Decisione presa esclusivamente in base alla tristezza provata all’idea di lasciare gli amici.
Le emozioni hanno nella realtà quotidiana un ruolo di primo piano: ci informano sulle priorità.
Sono le emozioni a guidarci attraverso la miriade di informazioni che giungono alla nostra mente.
Questo ci permette di frenare in tempo se un pedone attraversa all’improvviso o di allontanarci (a gambe levate!) se un serpente ci viene incontro.
In entrambi i casi, la paura ha permesso di evitare guai! La paura spesso si manifesta anche in assenza di pericolo concreto: in questo caso si parla di ansia, l’emozione associata al solo fatto di immaginare una situazione minacciosa. L’ansia gioca un ruolo centrale nella vita scolastica e nelle Aziende, ma se ne tiene poco conto, con conseguenze in termini di costi sociali e monetari (ad es. disturbi comportamentali, fallimenti aziendali).
Gli altri stati emotivi (rabbia, tristezza, felicità, sorpresa e disgusto) hanno il medesimo ruolo di ‘sentinelle’ decisionali; consentono (o impediscono) di compiere determinate azioni.